L'evento formativo dello scorso 7 ottobre si è rivelato un fantastico successo.
Dopo il saluto iniziale dell'Avv. Federico Vianelli, Presidente della Camera Penale Trevigiana, la magistrale moderazione del Prof. Avv. Marco Rebecca ha sapientemente condotto gli interventi di relatori davvero d'eccezione.
L'avv. Marcellino Marcellini del Foro di Ancona ha ripercorso la storia di Ramon Sampedro, che per 28 anni ha coltivato l'intento di procurarsi la morte per liberarsi dalla propria tetraplegia, giungendo a far causa allo Stato spagnolo per rivendicare il proprio diritto di morire. L'Avv. Marcellini, fra l'altro, ha spiegato come sia cambiato radicalmente il rapporto con la morte rispetto a qualche decennio addietro, e che nella storia anche recente del nostro Paese, in molte realtà locali, vi erano persone che venivano convocate dalle famiglie dei morenti per alleviare intollerabili dolori con forme arcaiche di eutanasia.
Ha poi preso la parola il Prof. Avv. Silvio Riondato, ordinario di diritto penale nell'Università di Padova, ripercorrendo gli arresti più recenti della giurisprudenza di legittimità, non risparmiando attente critiche alla recentissima decisione della Consulta, della quale possiamo solo tratteggiare i contorni sulla base del comunicato stampa riramato da poche settimane.
Ha chiuso i lavori l'intervento dell'Avv. Daniele Corrado, il quale ha avuto l'onere di ripercorrere le implicazioni filosofiche e biogiuridiche dell'interruzione della vita del malato terminale, e si è soffermato in particolare sui rapporti, invero decisamente difficili e talvolta conflittuali, fra il diritto e l'etica.
Gli interventi sono stati intervallati dalle considerazioni del moderatore, il Prof. Avv. Marco Rebecca, il quale ha puntualmente sottolineato, fra le tante considerazioni, come la tematica in esame trovi strenua opposizione da parte di gran parte della comunità scientifica medica, la cui deontologia mal si addice all'interruzione volontaria della vita, e che rivendica il proprio diritto di perseguire sino alle estreme conseguenze il fine che la medicina si pone: la tutela della salute e della vita.
Molte, quindi, le riflessioni, di carattere strettamente giuridico ma anche di natura morale, deontologica, filosofica.
Molti sono stati gli spunti per una meditazione sul tema in esame, che si presta a molteplici soluzioni, tutte ben lungi dall'essere perfette.
Dopo il saluto iniziale dell'Avv. Federico Vianelli, Presidente della Camera Penale Trevigiana, la magistrale moderazione del Prof. Avv. Marco Rebecca ha sapientemente condotto gli interventi di relatori davvero d'eccezione.
L'avv. Marcellino Marcellini del Foro di Ancona ha ripercorso la storia di Ramon Sampedro, che per 28 anni ha coltivato l'intento di procurarsi la morte per liberarsi dalla propria tetraplegia, giungendo a far causa allo Stato spagnolo per rivendicare il proprio diritto di morire. L'Avv. Marcellini, fra l'altro, ha spiegato come sia cambiato radicalmente il rapporto con la morte rispetto a qualche decennio addietro, e che nella storia anche recente del nostro Paese, in molte realtà locali, vi erano persone che venivano convocate dalle famiglie dei morenti per alleviare intollerabili dolori con forme arcaiche di eutanasia.
Ha poi preso la parola il Prof. Avv. Silvio Riondato, ordinario di diritto penale nell'Università di Padova, ripercorrendo gli arresti più recenti della giurisprudenza di legittimità, non risparmiando attente critiche alla recentissima decisione della Consulta, della quale possiamo solo tratteggiare i contorni sulla base del comunicato stampa riramato da poche settimane.
Ha chiuso i lavori l'intervento dell'Avv. Daniele Corrado, il quale ha avuto l'onere di ripercorrere le implicazioni filosofiche e biogiuridiche dell'interruzione della vita del malato terminale, e si è soffermato in particolare sui rapporti, invero decisamente difficili e talvolta conflittuali, fra il diritto e l'etica.
Gli interventi sono stati intervallati dalle considerazioni del moderatore, il Prof. Avv. Marco Rebecca, il quale ha puntualmente sottolineato, fra le tante considerazioni, come la tematica in esame trovi strenua opposizione da parte di gran parte della comunità scientifica medica, la cui deontologia mal si addice all'interruzione volontaria della vita, e che rivendica il proprio diritto di perseguire sino alle estreme conseguenze il fine che la medicina si pone: la tutela della salute e della vita.
Molte, quindi, le riflessioni, di carattere strettamente giuridico ma anche di natura morale, deontologica, filosofica.
Molti sono stati gli spunti per una meditazione sul tema in esame, che si presta a molteplici soluzioni, tutte ben lungi dall'essere perfette.